Fall River, Massachusetts, estate del 1892 – Il tranquillo tessuto della società americana viene scosso da un duplice omicidio che ancora oggi un caso irrisolto che rimane avvolto nel mistero e che vede come protagonista Lizzie Borden.
La famiglia Borden viveva in una modesta palazzina nonostante il capofamiglia fosse molto ricco. Infatti Andrew Borden era titolare di un vasto impero finanziario e immobiliare che comprendeva banche, terreni e fattorie, ma allo stesso tempo era così avaro da far vivere in miseria le due figlie di primo letto, Emma e Lizzie, anche se potevano vivere in modo molto agiato.
Nonostante fosse uno degli uomini più ricchi della città, la vita in casa Borden si svolgeva secondo regole di stretta morigeratezza. L’unico bagno presente nella palazzina era situato al pianterreno tra la cucina e la sala da pranzo ma da questo, per evitare inutili sprechi, Andrew aveva fatto togliere l’allacciamento all’acqua corrente. Sempre in un’ottica di lotta agli sprechi, aveva deciso anche di vendere carrozza e cavalli, lasciando nella stalla solo i piccioni di Lizzie Borden che in parte vennero rubati e in parte uccisi dallo stesso Andrew Borden con un’accetta sotto gli occhi di una esterrefatta Lizzie e che presumibilmente vennero poi serviti per cena.
La taccagneria dell’uomo era mal sopportata soprattutto dalla figlia minore Lizzie che rimpiangeva, ancora dopo vent’anni, la morte della madre e che, come la sorella Emma, mal sopportava la nuova signora Borden: Abby.
Abby, o “signora” Borden, come la chiamavano con disprezzo le due ragazze, era convolata in seconde nozze con il loro padre, più per motivi di carattere pratico che per amore. Nel corso del tempo, era riuscita a fare quello che né Lizzie né Emma sarebbero mai state in grado di fare: far sborsare a Andrew Borden del denaro.
L’astio di Lizzie nei confronti dei due coniugi divampò quando il padre, così avaro con lei e la sorella, acquistò la casa della suocera regalandone metà alla moglie e metà alla cognata.
I cinque abitanti della casa, al 92 di Second Street, vissero così uniti da gelosie, recriminazioni e segreti, molti dei quali ancora oggi misteriosi.
La vita scorreva tranquilla nella piccola cittadina di Fall River in Massachusetts mai un evento degno di nota, mai un’emozione forte. Anche quell’afoso e opprimente 4 Agosto 1892 sembrò iniziare come tanti altri giorni per la famiglia Borden.
Il giorno dell’omicidio
Quella mattina in casa c’erano il capofamiglia Andrew, la matrigna Abby, la domestica Bridget e Lizzie Borden. Emma, la primogenita, era fuori città, ospite di alcuni lontani parenti.
Come era loro abitudine, i coniugi Borden si svegliarono presto e la governante servì loro la colazione. Al loro tavolo c’era anche John Morse, fratello della prima moglie di Andrew, arrivato inaspettatamente il giorno prima per vedere le nipoti.
Lizzie Borden dormiva ancora. Scese solo intono alle 9 quando lo zio materno e il padre erano già usciti per svolgere delle commissioni in centro città.
La mattina trascorse tra le abituali faccende domestiche: Bridget era occupata a lavare le finestre del piano inferiore mentre Abby al piano di sopra riordinava la stanza occupata la notte prima dal loro ospite. Secondo accordi tra Borden e la domestica: le camere padronali sarebbero state rassettate esclusivamente dalle donne di casa.
Intorno alle 10.30 Andrew rientrò a casa da solo. Il cognato si era recato a trovare altri parenti che vivevano in città. Fu la cameriera ad aprirgli la porta, perché in quella casa tutto era chiuso a doppia mandata a causa di un ingente furto subito l’anno precedente. Nello stesso momento Bridget, che si trovava nell’ingresso, sentì al piano di sopra la risata di Lizzie, ma non vi badò più di tanto.
Pochi minuti dopo la ragazza raggiunse il padre per comunicargli che la “signora Borden” si era allontanata da casa dopo aver ricevuto un biglietto che la informava della malattia di un’amica.
Saputo dell’assenza di sua moglie Andrew si recò prima in camera sua e poi nel salotto per rilassarsi leggendo il giornale sul divano e magari schiacciare anche un pisolino.
Bridget nonostante fosse impegnata nelle faccende domestiche venne colta da un malessere improvviso che le impedì di continuare il suo lavoro e decise così di prendersi mezz’ora di pausa ritirandosi nella sua camera per sdraiarsi un po’.
Verso le 11, la quiete della casa, venne interrotta dalle urla terrorizzate di Lizzie Borden che chiamavano incessantemente la donna. “Corri Bridget, vieni giù! Papà è morto! Qualcuno è entrato e lo ha ucciso!”
Fu proprio Lizzie Borden a trovare il padre morto sul divano. La governante voleva correre in soccorso dell’uomo ma la ragazza non glielo permise. “Bridget! Va’ a chiamare il medico”, le ordinò impedendole di entrare nella stanza.
Bridget si precipitò a chiamare il dottor Bowen, che abitava poco lontano dalla loro casa. Intanto i vicini, richiamati dalle urla della ragazza, si radunarono in prossimità della casa per sapere cosa era accaduto. Lizzie piangeva disperata e qualcuno decise di chiamare la polizia. La donna che viveva nella casa accanto, chiese dove si trovasse Abby, la ragazza le rispose che la matrigna aveva ricevuto un biglietto da parte di una conoscente ammalata, che chiedeva assistenza. Poi fece una rivelazione importante: nei giorni precedenti i membri della famiglia Borden, soprattutto il padre e la matrigna, si erano sentiti male: Abby aveva sospettato un avvelenamento.
La domestica tornò con il medico: Seabury Bowen, conoscente di vecchia data di Andrew, che si diresse subito nel salotto per vedere cosa era accaduto al suo amico. Andrew giaceva riverso sul divanetto. Dalla posizione del corpo, sembrava che fosse stato attaccato alle spalle e colpito più volte con un oggetto tagliente, probabilmente un’accetta, con ferocia. Molta ferocia. Il suo sangue era dappertutto, c’erano schizzi sul divano, sulle pareti, sul quadro alle sue spalle. Il medico contò circa undici colpi. Il naso gli era stato tagliato via di netto e un occhio era letteralmente spaccato in due.
In casa entrarono anche Alice Russell, una cara amica di Lizzie e la vicina Adelaide Churchill che, con Bridget, controllò la casa alla ricerca di eventuali persone estranee. Fu proprio Adelaide a scoprire il cadavere di Abby Borden riverso a terra in un lago di sangue nella camera degli ospiti, occupata da John Morse. Come il marito, anche lei era stata colpita più di dodici volte con un oggetto tagliente. Probabilmente lo stesso con il quale avevano infierito sul vecchio Andrew.
Secondo il rapporto forense, Abby era rivolta verso il killer quando le arrivò l’accettata in testa che le staccò di netto l’orecchio. Nella caduta sbatté la fronte e si fratturò il naso. Per finire la sua vittima l’assassino le si posizionò sopra e continuò a colpirla sulla nuca, uccidendola.
Al momento del ritrovamento del corpo di Abby, il sangue era diventato ormai scuro e rappreso, circostanza che fece pensare che la morte fosse avvenuta almeno un’ora prima rispetto a quella del marito. Il medico legale che eseguì le autopsie non trovò alcuna prova di avvelenamento nei corpi della coppia come affermato da Lizzie.
Le indagini su Lizzie Borden
Durante le perquisizioni la polizia rinvenne nella cantina della casa 2 accette, 2 asce e la testa di un’accetta con il manico rotto, probabilmente era proprio quella l’arma del delitto.
Inizialmente secondo la polizia non c’era nessuna prova a carico di Lizzie che affermava di trovarsi nella stalla al momento dei due omicidi.
Nei giorni successivi furono esaminati diversi indizi che parevano condurre ad un colpevole estraneo alla famiglia: in una fattoria vicina fu trovata un’ascia insanguinata, che però era stata usata per uccidere dei polli; un uomo che fu visto aggirarsi intorno la casa dei Borden dimostrò di avere un alibi di ferro; anche la cameriera fu sospettata prima che l’attenzione degli investigatori si concentrasse nuovamente su Lizzie, mettendo sotto esame ogni suo comportamento, a partire dalla freddezza dimostrata subito dopo i due brutali omicidi al cambio d’abito che la ragazza fece in attesa degli inquirenti.
Contro Lizzie Borden però non c’erano prove “concrete” ma solo sospetti dovuti al fatto che nessun altro poteva aver avuto l’opportunità e il movente per commettere gli omicidi. Il movente era quello classico: l’interesse economico. Il patrimonio di Andrew Borden, conosciuto in città per la sua grettezza ed avarizia, ammontava a circa 8 milioni di dollari (al cambio attuale), che Lizzie temeva finissero nelle grinfie della famiglia dell’odiata matrigna.
Fu la stessa Alice Russell, a testimoniare contro Lizzie Borden asserendo di averla vista bruciare un suo vestito all’apparenza macchiato di vernice: vestito che sembrava essere proprio quello indossato dalla ragazza il giorno degli omicidi e che in effetti non venne mai trovato.
Lizzie per questa accusa venne arrestata e processata per il duplice omicidio.
Il processo a Lizzie Borden
Il processo, che iniziò l’8 agosto, ebbe grande risonanza mediatica in tutti gli Stati Uniti, fu seguito dai principali giornali di Boston e New York. Si arrivò al verdetto di non colpevolezza in 14 giorni durante i quali accusa e difesa si contesero la vittoria.
L’avvocato della difesa Robinson, al processo, sostenne che le modalità della morte delle vittime, 18 colpi d’ascia alla testa per Abby Borden e 13 per il marito, escludevano che a uccidere potesse essere stata una donna, poiché non avrebbe avuto la forza necessaria per infierire così violentemente sui corpi.
Testimoniò a suo favore la sua ineccepibile condotta. Lizzie Borden era una ragazza come tante altre il cui unico svago era quello di modellare statuine di ceramica. Dedita alla beneficienza, faceva parte di associazioni religiose e insegnava catechismo presso una scuola domenicale. Non era pazza, né amorale, era una rispettabile cittadina di quel tessuto urbano dove era cresciuta, una donna devota e rispettosa. Fu soprattutto questo a salvarle la vita.
Vista l’assenza di prove di colpevolezza, la giuria, avendo solo di prove indiziarie, l’assolse da tutte le accuse.
Nonostante molti suoi concittadini la ritenessero colpevole, Lizzie Borden e la sorella Emma ripresero la loro vita rimanendo insieme a Fall River. Lizzie cambiò nome in Lizbeth e acquistò una casa più grande con tutti i servizi, che venne ribattezzata Maplecroft. Qui le due sorelle convissero per anni, non più da recluse ma da appartenenti a pieno diritto alla classe sociale più in vista della città. La loro dimora divenne il centro della mondanità. Organizzarono e parteciparono a numerose feste durante le quali Lizzie Borden conobbe l’attrice Nance O’Neil, con la quale strinse profonda e particolare amicizia. Secondo quanto affermarono le cronache, fu proprio questo particolare legame a dividerle.
Dopo il processo
Nel 1908 Emma, che in tutti quegli anni non aveva mai smesso di supportare Lizzie Borden, per la prima volta in vita sua se ne discostò e decise di rompere bruscamente i rapporti con lei. Rimasta sola nella casa acquistata insieme, Lizzie Borden continuò a vivere lì fino al 1° giugno 1927, quando venne stroncata da una polmonite. La sua eredità venne divisa tra amici e la Lega per la protezione degli animali.
Emma la seguì nove giorni dopo, il 10 giugno 1927, uccisa dalla nefrite in una casa di cura del New Hampshire, dove si era ritirata del 1923.
Unite anche nella morte le due sorelle, nonostante i dissidi che le avevano allontanate, vennero sepolte fianco a fianco nel cimitero di Fall River. Dove tutt’ora riposano assieme al resto della famiglia: padre, madre e matrigna.
Sono trascorsi 131 anni da quell’afoso agosto americano. E nessun colpevole è stato trovato: gli omicidi di Andrew e Abby Borden restano impuniti. Restano le foto in bianco e nero di Lizzie Borden e della sua famiglia. Il delitto perfetto, se mai esiste, è avvenuto a Fall River, Massachusetts, il 4 agosto 1892.
Oggi, la casa dei Borden a Fall River è diventata un museo e un bed and breakfast, dove i visitatori possono immergersi nell’atmosfera del XIX secolo e riflettere su questo mistero irrisolto.
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