H H Holmes

H.H. Holmes: l’architetto del terrore

Chicago, fine del XIX secolo – La città è in piena espansione, attrattiva per migliaia di persone in cerca di fortuna e opportunità. Ma sotto il velo di progresso e innovazione, si nasconde una delle menti criminali più oscure della storia americana: H.H. Holmes, nato Herman Webster Mudgett. Questo uomo, con il suo carisma ingannevole e la mente diabolica, è entrato nella storia come uno dei primi serial killer documentati degli Stati Uniti.

Henry Howard Holmes

Henry Howard Holmes, meglio conosciuto come il “dottor tortura” o “l’Arcidiavolo” è ritenuto il primo serial killer americano della storia e autore di un numero imprecisato di uccisioni all’interno del suo castello pieno di misteri e camere segrete.

H.H. Holmes il cui vero nome è Herman Webster Mudgett nacque a Gilmanton nel New Hampshire il 16 maggio 1861, è il terzogenito della famiglia, con un fratello e una sorella più grandi di lui.  Il padre, ufficiale postale e devoto metodista, era un uomo violento e autoritario dedito all’alcool, al quale la moglie era totalmente sottomessa.

Anche a scuola, la vita del piccolo Herman non fu rose e fiori, perché  vittima di bullismo da parte di molti compagni di classe invidiosi per i suoi ottimi risultati. Nelle memorie scritte in carcere raccontò che un giorno i bulli lo costrinsero a toccare il cranio di uno scheletro e da quel momento la sua personalità cambiò drasticamente. Iniziò a torturare con sadici esperimenti ogni animale randagio che gli capitava a tiro.

Questi erano i primi sintomi della sua predisposizione al sadismo che esplose quando cominciò a uccidere, diventando uno spietato serial killer. Il suo sogno nel cassetto era quello di diventare un dottore e in qualche modo ci riuscì.

Nel 1878, all’età di 18 anni, sposò una sua coetanea: Clara Lovering. Tutto sembrava andare per il verso giusto quando nel 1884, all’età di 24 anni, venne espulso dalla University of Michigan Medical School dopo essere stato scoperto a rubare cadaveri nell’ambito di alcune frodi che aveva escogitato per truffare una società di assicurazioni: nello specifico, Herman rubava i cadaveri dal laboratorio dell’Università, li sfigurava e cercava di farli passare per parenti morti in incidenti, in questo modo riuscì a intascare i soldi della loro assicurazione sulla vita.

L’arrivo a Chicago

Nel 1886 si trasferì da solo vicino Chicago, cambiò nome in Henry Howard Holmes ed è qui che commise il suo primo omicidio avvelenando una donna dietro compenso.

Arrivato nella prosperosa Englewood, Holmes cominciò a leggere gli annunci alla ricerca di qualcosa di interessante. La sua attenzione si soffermò sull’annuncio di una donna, che cercava un aiutante per la sua farmacia. Holmes rispose presentandosi in casa sua con una finta laurea e offrendosi di curare il marito da tempo gravemente malato.

Sempre cordiale, premuroso ed estremamente competente con tutti i clienti, soprattutto di sesso femminile, Holmes inventava “pozioni miracolose” che incrementavano gli affari della farmacia.

Tuttavia Holmes, col pretesto di curare l’anziano farmacista lo avvelenò. Propose poi all’anziana vedova di lasciargli gestire la farmacia. In cambio lui le avrebbe garantito un vitalizio che non le fu mai corrisposto. Prima che la donna potesse agire legalmente contro il “dottore”, scomparve, ufficialmente trasferitasi in California. La donna fu la terza vittima di Holmes.

Nel 1887 Holmes, senza aver annullato il precedente matrimonio, si sposò con Myrta Belknap, che trattava come una serva e considerandola di intralcio alla nuova vita che voleva iniziare, se ne sbarazzò presto rispedendola dai genitori, dopo averla messa incinta.

Grazie agli illeciti introiti ottenuti con i “portentosi medicamenti” uniti a svariate frodi e aiutato da un altro truffatore senza scrupoli, Benjamin Pitezel, Holmes iniziò la costruzione di un elegante edificio di tre piani. Durante la sua realizzazione, assunse e licenziò centinaia di lavoratori, adducendo ogni volta varie scuse. La vera ragione di questo ricambio di operai, era in realtà motivata dal fatto che nessuno di loro si doveva venire a conoscenza della vera destinazione d’uso dello stesso. Quest’edificio da incubo, vero e proprio regno di Holmes, fu completato nel maggio 1890. Venne chiamato Holmes Castle.

Il Castello degli orrori

Il primo piano fu riservato a negozi esclusivi, compresa la farmacia, mentre il resto dell’immobile fu trasformato in un hotel, o forse dovremmo dire in una trappola mortale dove gli ignari visitatori della Grande Esposizione di Chicago del 1892 ebbero la sfortuna di alloggiare.

Il secondo e il terzo piano di questo edificio erano stati realizzati in modo tale da risultare una trappola mortale per chiunque vi si addentrasse. Erano tutto un susseguirsi di labirinti, stanze e passaggi segreti, muri scorrevoli, spioncini e porte blindate. Non mancavano camere insonorizzate, scale e corridoi che terminavano contro un muro, botole che si aprivano a comando che facevano scivolare la vittima in cantina, dove si trovava una piscina riempita di acido corrosivo. Se questi sfortunati non venivano sciolti nell’acido venivano cremati in un piccolo forno crematorio nascosto in una delle camere segrete.

Holmes aveva equipaggiato alcune stanze come fossero vere e proprie camere da tortura, dotate di una nutritissima attrezzatura chirurgica all’avanguardia.

Fiore all’occhiello del Castello erano però le camere a gas: il Dottor Tortura si divertiva a guardare attraverso un occhio magico come le sue vittime reagivano e se non era soddisfatto infiammava il gas in modo da incenerirle.

Il corpo dopo essere stato gasato veniva recuperato, alcuni venivano eviscerati e scarnificati. Gli scheletri venivano poi venduti a qualche università o a qualche medico che non si faceva nessuna domanda circa la loro provenienza, altri venivano sciolti nell’acido o addirittura dissezionati per esperimenti non meglio definiti, senza finalità scientifiche.

Aveva studiato talmente bene questo luogo di morte tanto da foderare i muri dell’edificio con l’amianto. In questo modo poteva carbonizzare i corpi senza che le fiamme si propagassero per tutto lo stabile.

Non c’era limite alla malvagità di quest’uomo, tanto che tra il 1892 e il 1894 un numero enorme di clienti, tra cui molti turisti, garzoni, conoscenti, fidanzate e perfino complici, trovarono la morte nel castello di Holmes. La frequenza degli omicidi era elevata e il guadagno ricavato dalla vendita degli scheletri fu molto redditizio. Alcuni di essi finirono addirittura in esposizione nelle Università di medicina.

Mai nessuno nutrì sospetti sul suo macabro operato. Holmes agì indisturbato, nonostante le decine di sparizioni nell’area.

Poco prima del 1894, Holmes, in un momento di difficoltà economica, vedendosi accerchiato dai creditori abbandonò il castello per rifugiarsi in un luogo sconosciuto.

Diverse settimane dopo un suo complice, Pat Quinlan diede fuoco all’edificio, furioso per aver perso nel castello l’amante, sua sorella e la sua figlia illegittima, uccise per “errore” dallo stesso Holmes.

Poiché il castello era coperto da un’assicurazione di 25.000 dollari in caso di incendio, Holmes, dopo aver lasciato Chicago, provò ad intascare i soldi dell’assicurazione dichiarando che l’incendio era stato accidentale. Dopo minuziose indagini un investigatore mandò a monte il piano dell’uomo scoprendo che l’incendio era doloso.

La fuga e la nuova vita

Il 9 gennaio 1894, a Denver, H.H. Holmes, nonostante le numerose relazioni sentimentali finite sempre con un omicidio, sposò sotto falso nome una terza donna: Georgiana Yoke.

Più tardi cambiò nuovamente il cognome in Pratt, che poi usò per commettere diverse frodi con la complicità di Pitezel.

L’arresto

Dopo un’ennesima truffa non riuscita ai danni della Merrill Drug Company, Holmes finì in carcere. Qui conobbe Marion Hedgepeth, un pericoloso criminale. Il rapporto tra i due si intensificò al punto che Holmes, abbassando le sue difese, gli rivelò che aveva intenzione di fare una truffa alle assicurazioni con la complicità di Pitezel, fingendo la morte di quest’ultimo. Marion, dietro la promessa di 500 dollari, gli fornì il nome di un avvocato corrotto che avrebbe potuto aiutarlo nella realizzazione del suo piano. A quel punto tutto era pronto per passare all’azione.

Secondo il piano prestabilito, Pitezel avrebbe dovuto stipulare un’assicurazione sulla vita per 10.000$: indicando come unico beneficiario H.H. Holmes. Per attuare la truffa avrebbero usato uno schema già impiegato altre volte: simulare la morte del complice.

Uscito di galera però Holmes decise di cambiare piano: una sera aspettò che Pitezel si ubriacasse al punto da reggersi a malapena in piedi e lo seguì fino casa, qui lo uccise e lo sfigurò con la nitroglicerina.

Intascò i soldi dell’assicurazione e dette 500$ alla vedova dell’uomo che convinse a lasciargli anche i suoi tre figli in maniera che potessero vivere con una famiglia benestante. La donna si lasciò convincere e cedette a Holmes la custodia dei tre figli.

L’uomo sparì di nuovo, con la moglie e i tre ragazzi.

Marion Hedgepeth non vide mai la sua parte di soldi e per vendicarsi, denunciò alla società di assicurazioni la truffa perpetrata da Holmes. Scattò così un mandato di arresto per l’uomo.

La lunga carriera di questo criminale era ormai agli sgoccioli. Nonostante i suoi continui spostamenti e cambi di identità il 17 novembre 1894 venne arrestato mentre si stava imbarcando per l’Europa.

Ora non restava che conoscere tutta la verità.

Le accuse

A parlare per prima fu la vedova di Pitezel, convinta che suo marito fosse ancora vivo. Quando scoprì che Benjamin era realmente morto, urlò contro Holmes tutta la sua rabbia e volle immediatamente sapere che fine avessero fatto i suoi figli.

Nonostante Holmes asserisse che i ragazzini si trovavano presso una ricca signora in Inghilterra, per gli inquirenti fu subito chiaro che stava mentendo, sicuramente li aveva uccisi durante i suoi continui viaggi per spostarsi da città e l’altra. La conferma arrivò con il ritrovamento dei corpi a Toronto in Canada. I tre ragazzini erano stati asfissiati con il gas.

Anche la moglie Georgiana, cominciò a cooperare con la polizia dopo aver saputo che Holmes era bigamo.

In carcere fu dapprima riconosciuto colpevole dei 4 omicidi, ma era chiaro a tutti che quella non era che la punta di un iceberg.

Ispezionando il suo ex “Castello”, andato in parte distrutto dalle fiamme, la polizia rinvenne numerosi scheletri interi e una gran quantità di ossa semi-carbonizzate, incluso il bacino di una ragazzina di 14 anni. Il materiale poteva essere riconducibile almeno a 150 individui. Probabilmente erano molti di più quelli che non si poterono recuperare, perché completamente bruciati o dissolti nell’acido o addirittura venduti. Nessuno sa con precisione quante siano state realmente le vittime di Holmes ma la polizia lo ritenne sospettato di oltre 200 omicidi.

Nonostante le numerose prove a suo carico, dichiarò ostinatamente di non aver nulla a che fare con gli omicidi, probabilmente commessi da qualcun altro.

Nell’autunno del 1895 iniziò e finì il processo. Holmes venne dichiarato colpevole e condannato solo per 9 dei 27 omicidi confessati e di un gran numero di frodi assicurative. Pena prevista: morte per impiccagione.

Dopo questa condanna tutti i giornali parlarono apertamente delle “camere degli orrori” e il “The Chicago Tribune” uscì con un grosso titolo: “Il Castello è una Tomba!”.

L’Holmes Castle divenne un’attrazione per gli abitanti di Englewood nonostante fosse ridotto a un rudere. Il via vai di curiosi durò fino a quando un secondo incendio scoppiato misteriosamente lo rase al suolo completamente.

La morte

La mattina del 7 maggio 1896, all’età di soli 34 anni il “dottor Holmes”, come aveva voluto farsi chiamare fino all’ultimo, morì impiccato.

Quando il cappio era già intorno al suo collo, cambiò improvvisamente la sua storia dicendo che aveva ucciso solo due persone. Non fu ascoltato.

Le sue ultime parole rivolte al boia mentre preparava il cappio con il quale sarebbe stato impiccato furono “Prendi il tuo tempo, non pasticciarlo”.

Alle 10.13 la botola sotto i suoi piedi si aprì e la corda si strinse attorno al suo collo. Secondo alcuni testimoni la sua fu una lenta agonia: il cappio non era stato preparato a regola d’arte e Holmes impiegò circa 15 minuti prima di morire dopo lento strangolamento.

Impaurito dai tombaroli, che avrebbero potuto trafugare il suo cadavere per soldi, prima di morire Holmes lasciò precise disposizioni: non voleva un’autopsia sul suo corpo e istruì gli avvocati di assicurarsi che la sua bara fosse riempita di cemento.

Le richieste vennero accettate. Successivamente alla sua morte, i suoi avvocati respinsero un’offerta di 5.000$ per il suo cadavere e rifiutarono anche che gli venisse asportato il cervello per motivi di studio, come richiese il Philadelphia’s Wistar Institute.

Holmes attualmente riposa all’Holy Cross Cemetery dentro una tomba riempita di cemento e senza lapide, sebbene il suo nome sia scritto nel registro del cimitero.

 

 

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