Atlanta, 1911 – In un periodo di profonde tensioni sociali e culturali, la vibrante città di Atlanta si ritrova al centro di una serie di crimini raccapriccianti che terrorizzano la comunità e sfidano le autorità locali e nazionali. Lo Squartatore di Atlanta, come verrà in seguito denominato questo serial killer, è responsabile di una serie di omicidi brutali che colpiscono principalmente giovani afroamericani, lasciando la città in uno stato di costante allerta e paura.
La storia
Per le strade di Atlanta, la mano di uno spietato assassino, lasciò sul selciato una lunga scia di sangue. Sette mesi di terrore che rimasero impressi nella memoria storica della città.
Tra il mese di gennaio e quello di luglio del 1911, con una macabra scadenza temporale, sette donne tutte afroamericane o con la pelle scura, e sui vent’anni furono uccise nello stesso modo. Lo “squartatore” potrebbe aver ucciso fino a 21 persone, nonostante non ci fosse nessuna prova decisiva che confermasse che gli omicidi fossero stati compiuti da una persona sola.
“The Atlanta Ripper”, lo Squartatore di Atlanta, così venne ribattezzato dalle cronache dell’epoca, tendeva i suoi agguati di notte, prima neutralizzava le vittime dopo averle violentemente tramortite, poi gli incideva la gola con un taglio netto e preciso.
I quotidiani dell’epoca raccontarono con dovizia di particolari, gli agghiaccianti omicidi, riassumendo in maniera particolareggiata le sanguinose sequenze degli agguati.
Le vittime
La prima donna, almeno in apparenza, a soccombere sotto la lama affilatissima di un pugnale fu Rosa Trice. Il suo cadavere fu rinvenuto la notte del 22 gennaio 1911 a pochi passi dalla sua casa. Le era e stata recisa la gola da orecchio a orecchio e la testa appariva schiacciata.
Per quell’ omicidio venne arrestato il marito John Trice. Gli investigatori però dovettero ben presto rilasciarlo, in quanto non emersero indizi rilevanti a suo carico tali da giustificarne la detenzione.
A meno di due settimane di distanza, strada della città venne rinvenuto il corpo di un’altra giovane donna: Lucinda McNeal. Anche lei presentava la gola squarciata da una lama.
Per questo omicidio la Polizia fu certa di avere il colpevole: Charles McNeal, marito della vittima. Secondo gli inquirenti aveva ucciso la moglie, dopo essere rincasato completamente ubriaco. Mentre per la versione ufficiale, l’omicidio sarebbe stato l’apice di una lunga serie di dissidi familiari.
Il Grant Park, la riserva naturale che sorgeva nel cuore della città di Atlanta, fu teatro di un altro sconvolgente omicidio. Una donna di colore dall’apparente età di vent’anni e dall’identità rimasta sconosciuta, venne ritrovata priva di vita con uno squarcio all’altezza della gola e con la testa spaccata.
Questo nuovo omicidio gettò nel panico l’intera comunità di Atlanta. Le indagini svolte si arenarono quasi subito, in quanto non era stato possibile procedere all’identificazione della vittima.
Il 30 maggio 1911 il quotidiano “The Atlanta Consitution” riportò la notizia dell’ennesimo orribile delitto.
Il cadavere della ventitreenne Belle Walker fu rinvenuto a pochi passi dalla sua casa. Non si era ancora spento l’eco mediatico sulla vicenda, che la mano sconosciuta dell’assassino tornò a colpire, per ben due volte nello stesso mese.
Il 15 giugno trovò la morte Addie Walts. Stessa tipologia di vittima, stesso copione: la gola tagliata.
Dodici giorni dopo toccò a Lizzie Watkins, trovata cadavere in mezzo a un cespuglio. Il modus operandi del Killer si era ripetuto.
Trascorsero cinque giorni: Emma Lou Sharp, aspettava la madre che era uscita per delle commissioni. Non vedendola rientrare si preoccupò e uscì per cercarla. Venne avvicinata da un uomo di colore, robusto e molto alto, che la fermò con una scusa.
Emma spaventata tentò di fuggire ma venne inseguita e raggiunta. L’uomo sferrò alcuni fendenti alla schiena della vittima, che iniziò a urlare, attirando l’attenzione di alcuni passanti.
L’uomo venne rincorso ma riuscì a dileguarsi nel buio. Il cadavere di sua madre, Lena Sharp, scomparsa da molte ore, venne invece ritrovato, con il corpo straziato e la gola tagliata.
L’8 luglio 1911 Mary Yedell, di 22 anni, ebbe un incontro simile a quello di Emma Lou Sharp. Anche lei venne avvicinata da un uomo di colore, mentre si recava al lavoro. La descrizione collimava con quella fornita dalla sopravvissuta.
Anche in questo caso l’assalitore riuscì a sfuggire agli inseguitori e a dileguarsi.
Tre giorni dopo, Sadie Hollis, fu la nuova vittima dello squartatore. La gola tagliata di netto e numerose ferite d’arma bianca inferte sul suo corpo furono la firma dell’inafferrabile assassino. A ritrovare il suo corpo fu Will Broglin.
Il cadavere, oltre alle ferite descritte, presentava anch’essa la testa completamente schiacciata. Particolare inquietante: alla donna erano state tolte le scarpe, che non furono mai ritrovate.
Le indagini
La città era nel caos. Contemporaneamente ai terribili omicidi, Atlanta, in quel periodo era tenuta in scacco da una banda che seminava il terrore, irrompendo nelle abitazioni per rubare, talvolta aggredendo chi si trovava all’interno.
La polizia si trovò a dover investigare su un doppio fronte. Da una parte le pressioni della comunità di colore visto il perpetrarsi degli omicidi, dell’altra la comunità dei bianchi, stanchi di subire rapine e aggressioni che non rendevano più sicura la città.
Nel corso delle indagini le ricerche dello Squartatore di Atlanta, fecero finire sei persone nell’elenco dei sospettati, ma non fu emessa nessuna condanna perché nonostante il loro arresto gli omicidi continuarono impunemente. La ricerca dello spietato assassino, da parte della polizia, proseguì senza alcun esito.
La comunità di colore decise di muoversi per proprio conto chiedendo di poter coinvolgere nell’indagine, personale di colore, affinché potesse coadiuvare nelle ricerche la polizia.
Fu firmata una petizione al Sindaco e al Governatore delle Georgia, con l’elenco di tutte le morti sospette che stavano insanguinando Atlanta. Fu offerta inoltre una grossa ricompensa a chi fornisse elementi utili per l’arresto dello Squartatore di Atlanta. Questo fu un atto dovuto perché nell’anno precedente alcune donne della comunità nera, a partire dal marzo 1910, erano cadute sotto i colpi di un’arma da fuoco, per mezzo di una mano rimasta sconosciuta.
Degli omicidi venne stilata soltanto una lista che non favorì la ricerca della verità, ma che aumento il numero degli omicidi rimasti irrisolti.
Dopo l’ultimo omicidio avvenuto il 10 luglio 1911 due detective della polizia, Coker e McGille, che seguivano il caso da tempo, arrestarono un operaio di colore: Henry Huff.
Gli investigatori erano convinti che ci fosse un legame tra la morte di Sadie Hollis e il rinvenimento a casa del sospettato di un paio di pantaloni completamente inzuppati di sangue. Ma nonostante l’ipotesi degli inquirenti, anche in questo caso, non si riuscì a dimostrare la colpevolezza dell’uomo, che venne rilasciato per mancanza di prove schiaccianti.
Lo Squartatore di Atlanta resta ancora senza un nome né un volto. Ancora oggi, a distanza di un secolo, le sue vittime non hanno avuto ancora giustizia.
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