Villisca, Iowa, 1912 – In una tranquilla cittadina rurale dell’Iowa, si consuma uno dei crimini più sanguinosi e misteriosi nella storia degli Stati Uniti. La strage di Villisca, un efferato omicidio multiplo avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 giugno 1912, rimane uno dei misteri irrisolti più inquietanti del paese, lasciando dietro di sé solo domande e terrore.
La storia della Strage di Villisca
Villisca è un piccolo paesino nel sud ovest dello stato dell’Iowa e oggi sarebbe pressoché dimenticato da gran parte della popolazione americana se non fosse per la strage che segnò la cittadina nel 1912. Nella notte fra il 9 e il 10 giugno di quell’anno i sei componenti della famiglia Moore e due ospiti furono ritrovati uccisi a colpi d’ascia nella casa degli stessi Moore.
A quel tempo gli abitanti di Villisca, allora non più di 300, si conoscevano tutti, molti erano amici e il paese si componeva di un piccolo centro abitato attorno all’attuale chiesa.
Come si usava al tempo, le case si lasciavano per lo più per i lavori nei campi e spesso le donne restavano a casa ad accudire i figli e fare le faccende domestiche.
Anche per la famiglia Moore era così: una famigliola composta da sei persone, molto conosciuta e apprezzata da tutti. Le vicine di casa ogni mattina si recavano presso la villetta per scambiare due parole con Sarah Montgomery, madre di 4 figli ancore piccoli.
Josiah B. Moore, il capo famiglia, era solito già stare in piedi alle cinque del mattino, pronto ad iniziare un’altra dura giornata nei campi; spesso anche i bambini più piccoli si svegliavano e le loro voci erano chiaramente udibili da tutto il vicinato.
Tutte le mattine… tranne quella.
Ad accorgersi di quello strano silenzio fu Mary Peckham, vicina de casa dei Moore, che essendo mattiniera anche lei, era già in cortile a stendere i panni. Nessuna luce accesa, nessun rumore proveniva dalla casa dei vicini, ma pensò che stessero ancora dormendo dopo la festa che avevano dato la sera prima per la loro figlia Mary Katherina, di 10 anni.
In realtà era stato per lo più un piccolo ritrovo con altri bambini del luogo, che i genitori andarono a riprendere la sera del 9 giugno verso le 21.
A casa dei Moore restarono a dormire due piccole ospiti, Ina Mae di 8 anni e Lena Gertrude di 12, figlie della famiglia Stillinger.
Il ritrovamento nella casa della Strage di Villisca
Erano ormai le 7 del mattino e la signora Peckham iniziò a preoccuparsi del fatto che i vicini erano così silenziosi e che ancore non c’era nessuna luce accesa in casa. Normalmente a quell’ora tutti i membri della famiglia erano in piedi e stavano già sbrigando le faccende mattutine, così la donna decise di indagare e andò a bussare alla porta dei vicini senza però ricevere risposta.
Quando cercò di aprirla, la trovo chiusa e decise quindi di andare a chiamare il fratello di Josiah Moore, Ross, il farmacista del piccolo villaggio. L’uomo, si recò alla casa del fratello per controllare. Bussò alle finestre chiamando a gran voce il fratello e, dopo non avere ricevuto alcuna risposta, entrò usando una copia delle chiavi.
La Peckham rimase sul portico, mentre Ross entrò nel salone trovandolo stranamente vuoto e silenzioso, decise qui di dirigersi verso la camera degli ospiti e aprì la porta.
Quando entrò nella stanza vide i corpi di Ina e Lena, le due amichette della nipote, coperte da lenzuola grondanti di sangue; uscì precipitosamente senza toccare nulla per non inquinare eventuali prove e disse alla Peckham di chiamare Hank Horton, lo sceriffo di Villisca, che arrivò poco dopo.
Horton perlustrò la casa scoprendo che la famiglia Moore era stata sterminata.
L’arma del delitto, un’ascia di proprietà di Josiah, fu trovata nella stanza degli ospiti dove erano state uccise le sorelle Stillinger.
Due sigarette spente ritrovate nella soffitta, suggerivano che l’assassino o gli assassini avessero aspettato pazientemente che i Moore e le sorelle Stillinger si addormentassero.
La ricostruzione della Strage di Villisca
Dalla ricostruzione effettuata sul luogo della strage di Villisca si giunse ad una probabile sequenza degli eventi: tra la mezzanotte e le 4 del mattino, l’assassino (o gli assassini) iniziò il massacro dalla camera matrimoniale dove Josiah e Sarah stavano dormendo.
Al capofamiglia furono inferti più colpi di ascia rispetto a tutti gli alti e l’assassino sembrava avesse deliberatamente infierito sul suo volto, devastandolo fino a far fuoruscire gli occhi dalle orbite.
Dopo aver ucciso la coppia di adulti si diresse nella stanza dei loro figli Herman (11 anni), Katherine (10), Boyd (7) e Paul (5) e li uccise tutti nel sonno colpendoli alla testa con l’ascia. Tornò nella camera da letto padronale per accanirsi nuovamente su Josiah, rovesciando accidentalmente una scarpa piena di sangue.
Infine si diresse nella camera degli ospiti, che stranamente era più vicina all’entrata posteriore, da dove si presume che entrò, e terminò la strage con le due bambine ospiti della famiglia Moore.
Stranamente però, salì al piano superiore e probabilmente uscì della finestra arrampicandosi sull’albero del giardino.
Dalle indagini risultò che, al momento della morte, tutte le vittime tranne Lena Stillinger, dormivano. La bimba cercò di reagire ma fu trovata sdraiata di traverso sul letto con una ferita da difesa sul braccio, molto probabilmente Lena venne anche molestata perché venne trovata priva di indumenti intimi e con la camicia da notte sollevata fino alla vita.
Dalle autopsie emerse che l’assassino aveva ucciso ogni sua vittima con 20 o 30 colpi di ascia.
Alti particolari che vennero fuori dalle indagini sulla strage di Villisca furono che tutti gli specchi della casa e erano stati coperti con delle lenzuola e che ai piedi di ogni letto era stata lasciata una lampada a olio spenta. Inoltre a tutte le vittime era stato coperto il volto con le panno.
Sia le pareti che il soffitto erano ricoperti di sangue e tutte le finestre erano state coperte da tende e indumenti appartenenti ai Moore.
In cucina fu ritrovato un catino dove l’assassino si era lavato, nonostante indossasse guanti per non lasciare le proprie impronte. Accanto al catino, fu trovato un piatto con gli avanzi di un pasto.
Un particolare piuttosto bizzarro fu che vicino all’ascia insanguinata usata per la strage venne trovata una fetta di bacon uguale a quella conservate in frigorifero. Alcuni esperti sostennero che fosse stata usata come vagina artificiale per consentire all’assassino di masturbarsi.
I funerali Moore-Stillinger si tennero nella piazza della città di Villisca il 12 giugno 1912, con migliaia di presenti. Gli agenti della Guardia Nazionale dovettero bloccare la strada mentre il carro funebre si muoveva verso la caserma dei pompieri, dove giacevano le otto vittime. Le loro bare, rimaste chiuse durante la funzione, furono successivamente trasportate su più carri al Cimitero di Villisca per la sepoltura in un corteo funebre di 50 carrozze.
I sospettati della Strage di Villisca
Molti furono i sospettati dell’atroce delitto, ma nonostante ciò nessuno venne mai condannato per quegli omicidi, anche se ci furono varie teorie al riguardo.
Uno dei sospettati fu il reverendo Lyn George Jacklin Kelly. La notte dell’omicidio si trovava al Children’s Day, dove aveva tenuto una lezione l’8 giugno del 1912 alla quale aveva partecipato anche la famiglia Moore.
Stranamente lasciò la città la mattina del 10 giugno tra le 5 e le 5.30 della mattina, prima del ritrovamento dei corpi.
Nelle settimane seguenti, si interessò molto al caso, scrivendo ripetutamente alla polizia, agli inquirenti e alle famiglie delle vittime. Fu un investigatore privato a chiedere dettagli sugli omicidi, l’uomo rispose con dettagli accurati che fecero venire il dubbio se sapesse dei dettagli perché aveva compiuto gli omicidi o se si era inventato tutto.
Nel 1917 venne accusato della strage di Villisca e arrestato. Rilasciò una confessione ottenuta dopo un estenuante interrogatorio che poi però venne ritrattata. Venne processato due volte e per due volte venne giudicato non colpevole perché le sue parole vennero ritenute inattendibili poiché soffriva di schizofrenia e venne ricoverato presso il manicomio nazionale di Washington.
Ogni persona di passaggio o straniero misterioso fu un sospettato ideale per l’omicidio. Tra di essi spiccò il nome di Andy Sawyer ma non c’erano prove che lo collegassero al crimine tranne il suo interesse morboso verso la strage e della possibilità che il colpevole venisse arrestato. Il suo nome, però, venne spesso fuori nelle testimonianze al Grand Giurì. L’uomo però aveva un alibi solido poiché la notte dell’assassinio era a Oscerola: era stato arrestato dallo sceriffo della cittadina per vagabondaggio e messo sul treno alle 23 per mandarlo via.
Incappò nella giustizia anche Joe Ricks che venne inizialmente arrestato perché scese da un treno il giorno dopo l’omicidio con le scarpe ricoperte di sangue, ma le prove non furono sufficienti.
Vennero inoltre ascoltati come sospetti quasi tutti i senzatetto della città, ma nessuna prova fu mai trovata a loro carico.
Si pensò anche che l’efferato omicidio potesse essere opera di un serial killer. Infatti in quegli anni in quello stesso Stato avvennero omicidi simili e il Detective Wilkerson aveva un’idea di chi potesse essere: William “Blackie” Mansfield.
L’uomo uccise la moglie, il figlio neonato, il padre e la matrigna con un’ascia due anni dopo gli omicidi di Villisca.
Il detective era convinto che Mansfield non solo fosse responsabile dell’omicidio della famiglia Moore, ma anche di quello di sua moglie, suo figlio e dei suoi suoceri avvenuto nel 1914 a Blue Island in Illinois.
Ma non solo, riuscì a collegarlo anche ad altri omicidi avvenuti a Paola e a Ellsworth in Kansas, in Illinois, a Colorado Springs. I casi erano talmente simili da poter avanzare l’ipotesi che fossero stati commessi dalla stessa persona. Altri casi simili in quegli anni furono collegati tra loro, come l’uomo con l’ascia di New Orleans.
Wilkerson affermò che poteva provare che Mansfield era presente in ognuno di questi posti la sera degli omicidi.
Secondo le indagini di Wilkerson, tutti gli omicidi erano stati compiuti con lo stesso modus operandis: le vittime erano state uccise a colpi d’ascia e poi coperte, così come gli specchi.
In tutte le scene del crimine c’erano varie lampade ad olio lasciata in terra ai piedi del letto e in cucina era presente una bacinella sporca di sangue nella quale l’assassino si era lavato nonostante indossasse i guanti, per evitare di lasciare impronte digitali.
Wilkerson riteneva che questo potesse essere una prova contro il presunto assassino, poiché le sue impronte erano registrate nella prigione militare federale di Leavenworth.
Grazie alla denuncia di Wilkerson, Mansfield venne arrestato nel 1916 ma la difesa provò che, durante la strage di Villisca, si trovava in un altro Stato e venne così assolto.
Altri sospettati furono prosciolti nel corso delle indagini per la strage di Villisca.
Ad oggi non si è giunti a capire chi abbia perpetrato un tale massacro e il perché il caso delle strage di Villisca è destinato a non avere un colpevole, nonostante si mobilitò persino l’FBI. Le cosa finirebbe qui se non fosse per alcuni fenomeni paranormali che aleggiano attorno all’abitazione che l’hanno caratterizzata neghi ultimi decenni: tutti i proprietari che si sono susseguiti in questa casa hanno riferito di figure spettrali di un uomo con un’ascia, urla di bambini che piangono, e rumori inspiegabili provenienti della cantina.
Nel 1994 Darwin e Martha Linn acquistarono la casa e la trasformarono in un museo aperto a curiosi e appassionati del mistero. Per i più coraggiosi mettono anche a disposizione le camere per un pernottamento da brivido.
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