Aosta, anni ‘80 e ‘90 – Nella pacifica città di Aosta, una serie di crimini brutali e scioccanti turba la comunità. Il protagonista di questi orrori è Andrea Matteucci, noto come il “Mostro di Aosta”, responsabile di quattro omicidi in un periodo che va dagli anni ‘80 ai ‘90. La sua storia è un inquietante viaggio attraverso la violenza e il degrado, culminando in atti di necrofilia.
La storia
Andrea Matteucci, soprannominato il “Mostro di Aosta”, è stato un serial killer italiano. Tra gli anni ‘80 e ‘90 si rese colpevole di 4 omicidi.
Andrea Matteucci è nato a Torino il 24 aprile 1962. Suo padre, un operaio con precedenti penali per furto e ricettazione, abbandonò la famiglia l’anno in cui nacque figlio. La madre, Maria Pandisca, lasciò il piccolo Andrea in affidamento alla sorella Lina a Foggia, e con lei rimase fino ai 5 anni di età.
Passato questo periodo la madre andò a riprenderlo e lo portò con sé ad Aosta. Arrivato in città, il bambino, venne lasciato in un istituto religioso dove rimase fino ai 9 anni, quando cambiò collegio.
La mamma faceva la prostituta in casa e lui lo sapeva. Alla sera finita la scuola tornava a casa a dormire, situazione mal sopportata dalla madre e dal suo compagno, un uomo rabbioso e violento.
La donna viveva la presenza del figlio come un peso e non come una gioia. Inveendo spesso contro di lui, gli ripeteva continuamente che era un coniglio e che era come suo padre.
La violenza cresceva attorno a Andrea Matteucci e lui con essa. Andrea crebbe così respirando degrado e violenza, umiliazioni e soprusi.
A 13 anni rubò con un amico una bicicletta ma il patrigno lo vide e lo riempì di botte urlando per tutto il quartiere dove vivevano che era un ladro.
Andrea Matteucci, in seguito a questa storia, cadde in depressione e cominciò ad avere turbe psichiche. Ossessionato dall’uomo manifestò primi istinti omicidi.
A 14 anni tento di rapinare la macelleria dove lavorava, ma una settimana dopo si costituì.
Forse allora Andrea Matteucci era ancora un bravo ragazzo. Il reato commesso non era grave, ma tanto bastò perché sua madre e il compagno lo allontanassero da casa. Aspettavano solo un pretesto.
Il Tribunale non poté for altro che metterlo in una comunità, dove rimase fino a 18 anni.
Il primo omicidio di Andrea Matteucci
Uscito dalla comunità, andò a lavorare come meccanico a Quart (Aosta), ma a casa, la madre, continuava a insultarlo scatenando in lui la voglia impellente di uccidere così, la sera del 30 aprile 1980, uscì di casa e uccise con un coltello da boy scout, nei pressi dell’Arco di Augusto, Domenico Raso un commerciante non dichiaratamente omosessuale ma che gli fece delle avance.
Andrea Matteucci, incredibilmente, non venne scoperto ma era sconvolto da quello che aveva fatto. Dopo aver letto che le vittime aveva figli, incominciò ad avere incubi terribili. Nel frattempo arrivò la cartolina per il servizio militare e partì per Livorno, entrando nella Folgore.
Svolse tatto il servizio senza problemi, come barelliere. Pensò anche di “mettere la firma” ma si congedò un anno dopo con il grado di Caporalmaggiore. Ci ripensò ma era troppo tardi. Era il 1983. Tornato ad Aosta conobbe una ragazza. Si sposarono e andarono a vivere a Saint-Pierre. Si trasferirono poi a Sarre e da lí a Villeneuve. Qui Andrea Matteucci trovò lavoro come commesso in un negozio di alimentari. Nel 1987 diventò padre e iniziò a lavorare come scalpellino, prima sotto varie ditte e poi in proprio in un laboratorio ad Arvier.
Ma il lavoro non girava bene, non andava come avrebbe dovuto. E anche la vita con sua moglie diventò difficile.
Gli altri omicidi di Andrea Matteucci
Una sera del 1992, durante un incontro a pagamento con la torinese Daniela Zago a Brissogne, perse il controllo durante un litigio e le sparò.
La ragazza non mori, anzi, lo prego di portarla in ospedale, lui la caricò in auto e parti, ma solo per trovare un posto tranquillo dove finire il lavoro.
Seppellì il corpo della ragazza alla periferia di Arvier. Le portò via i gioielli con l’intenzione di regalarli alla moglie. Dopo un mese la riesumò, fece a pezzi il corpo, lo mise in un bidone e gli diede fuoco. Del cadavere non restò che cenere che Andrea disperse in una discarica.
Passarono due anni prima che uccidesse di nuovo.
Il matrimonio era finito e lui era andato a vivere a Villeneuve con il suo vero padre che aveva incontrato solo poco tempo prima. L’uomo voleva instaurare un rapporto con il figlio, farsi perdonare; aveva un lavoro in Puglia, una vita e voleva che Andrea Matteucci andasse con lui.
Il ragazzo accettò, ma ancora una volta le cose non andarono per il verso giusto. Il padre in realtà aveva un magazzino dove ricettava camion rubati e conviveva con donna che aveva una figlia: Anna Maria. Andrea gli aveva dato tutti i suoi risparmi e non poteva tornare indietro senza soldi. Così accetto di aiutarlo in questa attività illecita.
Poco a poco si innamorò della figlia della compagna di suo padre.
Ma Andrea Matteucci non era felice, quella vita non faceva per lui. Tornò ad Aosta insieme ad Anna Maria e per mantenersi iniziò a rubare furgoncini per poi portarli in Puglia dal padre. Di nuovo il rapporto con la sua ragazza andò in crisi e il loro rapporto finì.
Nell’agosto del 1994 Andrea Matteucci andò a Chambave dove incontrò un’altra prostituta, la nigeriana Clara Omoregbee. Le sparò durante un incontro a pagamento, poi fece sesso con il suo cadavere. Anche questa volta sezionò il corpo, lo bruciò e getto quel che restava nelle acque della Dora Baltea.
La sua trasformazione in killer necrofilo si era compiuta e ormai, niente più lo tratteneva.
Il 10 settembre 1994 il killer era in giro con il suo furgone. Stava andando a caccia. Incontrò la prostituta Lucy Omon e la portò a casa. Dopo il rapporto sessuale le promise di riaccompagnarla in macchina a casa sua. La portò invece ad Arvier, nel piazzale del suo vecchio laboratorio di scalpellino, dove tentò di soffocarla con un cuscino. La Omon riuscì a divincolarsi e a fuggire dall’auto.
Nel 1995, Andrea aveva una nuova compagne, Anna, quando venne fermato alla guida di un’auto rubata. Se la cavò con l’imposizione dell’obbligo di firma a Saint-Pierre-senza carcere.
Il 12 maggio 1995 torno a uccidere: la vittima fu la prostituta albanese Albana Dakovi.
Dopo essersi appartato con lei, Matteucci la porto ad Arnad, dove la uccise colpendola alla testa con una chiave inglese e pugnalandole. Nascose poi il cadavere nel furgone, con il quale si recò a Saint-Pierre per firmare il registro. Come per i precedenti, anche i resti dei questa vittima furono bruciati.
Stavolta, però, qualcuno l’aveva visto far salire la ragazza sul suo furgone e aveva memorizzato la targa. Si trattava del convivente di Albana, che comunicò subito l’informazione alla polizia. Si incrociava perfettamente con la testimonianza di Lucy, che parlava di un furgone con delle macchie di sangue.
Era il 26 giugno 1995.
L’arresto di Andrea Matteucci
Due giorni dopo, Andrea Matteucci, venne arrestato con l’accusa dell’omicidio di Albana Dakovi. Messo alle strette ne confessò altri tre, compreso quello del commerciante di Aosta.
Nel frattempo l’ispezione nel suo appartamento fece ritrovare, calze a rete, reggiseni, borse e slip femminili. Tutti indumenti appartenenti alle vittime. Spuntarono fuori anche i gioielli di Albana.
Andrea Matteucci cercò di ritrattare le confessioni, ma venne comunque riconosciuto colpevole di tutti i delitti e condannato a 30 anni di ospedale psichiatrico.
Riconosciuto “socialmente pericoloso”, venne comunque ritenuto seminfermo di mente, per difetto genetico e per il contesto abusante in cui era cresciuto.
Andrea Matteucci è uscito dal carcere nel 2017 per entrare in una struttura sanitaria. Oggi ha 62 anni.
@menticriminali Se vuoi ascoltare la puntata completa segui il link in bio! #serialkiller #truecrime #truecrimetok #truecrimetiktoker #truecrimetiktok #serialkillerpodcast #serialkillerfact #serialkillertok #crimetok #murdertok #killer #crimestory #fy #fyp #foryou #neiperte #viral #assassiniseriali #menticriminali #andreamatteucci #mostrodiaosta ♬ suono originale – Menti criminali.it