Kroll

Joachim Georg Kroll: il mostro della Ruhr

Germania, anni ’50-70 – In un periodo di rinascita e ricostruzione post-bellica, la Germania Ovest si trova confrontarsi con uno degli assassini seriali più efferati della sua storia. Joachim Georg Kroll, soprannominato “Il Mostro della Ruhr”, diventa una figura di terrore e disgusto, lasciando una traccia di crimini orribili e inimmaginabili.

La storia

È opinione diffusa che molti assassini diventano tali in seguito a traumi infantili, a condizioni di vita inadeguate o per violenza subita in età adolescenziale. Questo pensiero è supportato dal fatto che i serial killer hanno vissuto in famiglie disadattate o in grave povertà.

Joachim Georg Kroll, soprannominato “il cacciatore della Ruhr”, sembra rientrare in uno di questi casi.

Sesto di nove figli, nacque il 14 aprile 1933 a Hindenburg, un paesino tedesco nei pressi del confine con la Polonia da una famiglia di poveri minatori. (Oggi la cittadina prende il nome di Zabrze e rientra nello stato Polacco).

Joachim rimase sempre il più minuto e il più debole della famiglia e non riuscì mai a staccarsi del tutto dalla madre. La sua infanzia fu costellata da numerosi problemi di inadeguatezza. Fu anche un pessimo studente tanto che la sua educazione scolastica risultò scarsa: raggiungendo solo il terzo grado.

Al piccolo Joachim mancò anche una figura paterna di riferimento infatti suo padre venne richiamato al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Catturato dai Russi, non fece mai più ritorno a casa.

Nel 1947 al termine della guerra la famiglia Kroll si spostò nella Renania Settentrionale-Vestfalia. Lì il futuro serial killer “cannibale” visse un’esistenza grigia e anonima, sempre vivendo nell’ombra di sua madre e sottomesso alle 6 sorelle.

Timidissimo e sempre nervoso Joachim era un vero disastro con le ragazze. La sua adolescenza fu solitaria, passata a osservare le femmine da lontano, incapace di avvicinarle e comportarsi normalmente in loro presenza.

Quando sua madre morì, il 24 gennaio 1955, qualcosa dentro di lui si ruppe scoperchiando il suo personalissimo vaso di Pandora: nemmeno tre settimane dopo la scomparsa della donna si sarebbe macchiato del suo primo omicidio.

Gli omicidi

La prima vittima fu la diciannovenne Irmgard Strehl, violentata e uccisa con una pugnalata in un fienile nei pressi del villaggio di Walstede.

Il suo primo omicidio lo fece sentire finalmente vivo non più un inetto incapace di vivere, così il suo frenetico desiderio di uccidere prevalse nella sua testa.

Fu l’inizio di una lunga scia di sangue che durò più di vent’anni. Kroll sceglieva molto attentamente i luoghi dove colpire, uccidendo nello stesso posto solo in poche occasioni e a distanza di anni.

Questo fatto, unito alla fatalità della presenza di numerosi assassini operanti nella medesima zona, all’epoca, gli facilitò l’impunita.

Kroll sorprendeva le proprie vittime, generalmente di sesso femminile e spesso giovanissime, e le strangolava subito – Dopo spogliava i cadaveri e indugiava in atti di necrofilia. Infine, mutilava i corpi tagliando via pezzi che, in seguito, avrebbe mangiato a casa.

La sua seconda vittima fu la dodicenne Erika Schuletter, stuprata e strangolata a Kirchhellen nel 1956. Tre anni dopo, il 17 giugno 1959, uccise Klara Tesmer nei boschi vicino a Rheinhausen.

Il 26 luglio 1959 Kroll rapì, violentò e strangolò la sedicenne Manuela Knodt. Per puro capriccio rimosse dai glutei e dalle cosce della ragazza alcuni pezzi di carne che poi mangiò: l’esperienza cannibale gli piacque così tanto che da questo momento iniziò a “cacciare” donne che gli permettevano di appagare questa sua nuova “tradizione”.

Questo fu il primo omicidio che stampa e Polizia attribuirono al “Cacciatore della Ruhr”.

Intorno al 1960, Kroll si trasferì a Duisburg dove trovò lavoro prima come inserviente ai bagni della Mannesmann, poi presso le industrie Thyssen e andò ad abitare al n. 24 di Friesenstrasse, Laar, un distretto di Duisburg. Fu in questo periodo che riprese a uccidere. Riempì il suo appartamento di riviste pornografiche e bambole gonfiabili.

Il più strano e atipico omicidio compiuto da Joachim Kroll avvenne il 22 agosto 1965: il serial killer infatti decise di prendersela con una coppia di innamorati: Hermann Schmitz e  Marion Veen. I due si erano appartati con la loro auto in una zona ben nota dalle coppiette per amoreggiare e avere un po’ di privacy. Kroll li vide e decise di agire.

Si avvicinò alla macchina e bucò una gomma per poi nascondersi. Hermann scese dall’auto per capire da dove proveniva lo strano sibilo che avevano sentito e venne sorpreso da Kroll che lo accoltellò, uccidendolo.

La ragazza, nonostante fosse in preda al panico riuscì a spostarsi sul sedile del conducente e avviare l’auto per poi scappare via. Kroll, che fu quasi investito da Marion, riuscì a dileguarsi e sparire.

Hermann Schmitz resterà l’unica vittima maschile del Cannibale di Duisburg.

Gli omicidi continuarono, fino al momento in cui la sua stupidità e l’arroganza tipica del serial killer rimasto impunito per vent’anni, lo portarono a credere di essere invincibile e a commettere una serie di errori che portarono alla sua cattura.

Il suo ultimo crimine avvenne a Laar, un sobborgo di Duisburg. Il 3 luglio 1976 rapì e uccise la figlia di una sua vicina di casa: Marion Ketter e aveva solo 4 anni. Essendo un quartiere piuttosto frenetico Knoll non ebbe modo di far sparire il cadavere e così fu costretto ad occultarlo in casa.

Quando Marion sparì nel nulla, la Polizia e gli abitanti della zona organizzarono un’imponente operazione di ricerca “porta a porta”. Il giorno dopo, la stessa Polizia, venne avvertita dall’impresa di spurgo che, chiamata da un inquilino, era intervenuta nel palazzo dove abitava Kroll. Durante le manovre per sbloccare le tubature intasate gli operai avevano rinvenuto dei polmoni e altri organi interni.

Il medico legale intervenuto sul posto confermò che gli organi ritrovati nelle tubature appartenevano a un bambino.

L’impresa risalì all’appartamento di Kroll, il cui scarico era al principio dell’ingorgo e la Polizia si presentò alla sua porta per chiedere spiegazioni.

La confessione

Messo sotto pressione cconfessò che si trattava dei resti della piccola Marion. Poi indicò agli agenti la pentola che stava sul fornello: all’interno venne trovata la manina della bambina che cuoceva insieme a delle carote e delle patate.

Ulteriori perquisizioni portarono alla scoperta pacchetti di carne umana congelata immagazzinati nel freezer e la vasta collezione di bambole gonfiabili del serial killer che venne immediatamente arrestato.

Il regno di terrore del “Cacciatore della Ruhr” era finito.

Joachim confessò l’omicidio di Marian Ketter e di altre 13 vittime, ammise anche di praticare il cannibalismo per risparmiare sulle spese mensili dal droghiere.

Il processo

Nell’aprile 1982, dopo un processo durato 151 giorni, fu condannato a 9 ergastoli e rinchiuso hello prigione di Rheinbach, viano a Bonn. Era convinto, nella sua stupidità, che le autorità lo avrebbero semplicemente mandato in ospedale e “curato” dai suoi terribili mali per poi rimetterlo in libertà.

Analisi successive al suo arresto gli assegnarono un quoziente intellettivo di 76: si tratterebbe di uno dei serial killer meno intelligenti della storia.

Morì il 1° luglio 1991, per un attacco cardiaco, all’età di 58 anni, sebbene si sospetti che la causa fu un’altra perché venne più volte colpito e minacciato da altri carcerati.

 

 

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