Sofia Zhukova: la macabra storia della “Nonna Cannibale”

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Zhukova
Sofia Zhukova, la serial killer soprannominata la "Nonna Cannibale", si è resa protagonista di una serie di crimini efferati, che hanno sconvolto l'opinione pubblica internazionale.

Russia, dicembre 2005 – Nel vasto paesaggio russo, in una tranquilla cittadina, emerge una storia che sembra uscita direttamente da un romanzo di horror: quella di Sofia Zhukova, la serial killer soprannominata la “Nonna Cannibale”. Questa anziana donna si rende protagonista di una serie di crimini efferati, che sconvolgono non solo la comunità locale ma anche l’opinione pubblica internazionale.

La storia

La Russia non è nuova a storie di vecchiette dall’aria innocente che si rivelano poi feroci assassine ed è proprio dalla Russia che arriva la macabra storia di Sofia Zhukova, soprannominata dalle maggiori testate giornalistiche russe la “Sweeney Todd” della Russia o “Granny Ripper”.

Sofia Zukova, nacque nel 1939 in uno sperduto paesino della regione di Novgorod. Non provenendo da una famiglia benestante iniziò a lavorare sin da giovane, facendo leva sulle proprie forze. Nel corso del tempo si trasferì a Chaborovsk dove si stabilì e si sposò. Qui iniziò a lavorare come macellaia. Un mestiere che in futuro la ispirerà nei suoi omicidi.

Fino al 2005, Sofia Zukova, condusse una vita piuttosto normale, ma quando in quell’anno suo marito morì in lei scattò qualcosa che forse covava già da tempo. Fu allora che commise il suo primo omicidio.

Il primo omicidio

Il 14 dicembre 2005 Masha Dmitrieva, di soli 8 anni, stava tornando da scuola con la sua amichetta Vika, ma non arrivò mai a casa dei nonni che le stavano aspettando. Preoccupati, allertarono la polizia.

Vika venne ascoltata dagli agenti e riferì loro che proprio mentre si stavano salutando una vicina di Masha era uscita in veranda, lamentandosi degli schiamazzi delle due bambine e aveva minacciato Masha dicendole che le avrebbe tagliato testa e mani. La vicina era proprio Sofia Zukova, che venne convocata dalla polizia per essere interrogata.

La Zhukova raccontò di aver visto la bambina salire le scale, poi di averla vista uscire di nuovo in strada, richiamata dalla sua amichetta. La donna poi affermò di essere rientrata in casa e non aver più visto la bambina.

La notte della scomparsa di Masha per le strade vicino al condominio di Sofia Zhukova, qualcuno lasciò della carne per gli animali randagi della zona.

Inizialmente non diedero molto peso alla cosa, ma quando il 27 dicembre un uomo che viveva a Kabarovsk trovò dei resti umani in un sacchetto di plastica, la polizia, subito allertata, collegò il ritrovamento dei resti con la scomparsa della piccola Masha.

Dopo il ritrovamento, però, l’omicidio che aveva scosso l’intera città rimase irrisolto. Nulla si trovò che collegasse la morte della bambina con la macellaia, che allora aveva 66 anni.

Le altre vittime

Nel 2013, Anastasia Mikheeva, di 47 anni, decise di andare a trovare la sua parente Sofia Zhukova, con l’idea di restare da lei un paio di settimane per poi andare a vivere con la figlia a Mosca. Inspiegabilmente anche anche scomparve. L’ultima volta che venne vista dal postino il 9 marzo 2013 in casa di Sofia, l’uomo non notò nulla di strano. Da quel momento Anastasia smise di contattare la famiglia. Era come se fosse sparita nel nulla.

La polizia si presentò di nuovo a casa di Sofia. La donna disse che Anastasia improvvisamente aveva deciso di andarsene.

Gli agenti notarono la presenza di alcune macchie di sangue sulle pareti, alla richiesta di spiegazioni la donna rispose che Anastasia aveva sventolato con forza un fazzoletto intriso di sangue dopo che si era soffiata il naso.

Un mese dopo, lo stesso postino tornò a casa di Sofia Zhukova per portarle la pensione e parlarono della scomparsa di Anastasia. Quando la donna gli raccontò di averla vista dalla finestra mentre saliva su un’auto, il postino rimase perplesso perché le sue finestre non davano sulla strada.

Anche i vicini notarono movimenti strani. Videro Sofia indossare gli abiti di Anastasia e la videro portare fuori casa, alcuni mobili, sui quali si vedevano tracce di sangue.

La donna venne di nuovo interrogata dalla Polizia, ma non riuscì a provare nulla.

Nel 2019, Sofia uccise Vasily Shlyakhtich, un collaboratore scolastico di 62 anni. L’uomo era stato buttato fuori da casa e aveva bisogno di un alloggio. Una sua conoscente si offrì di ospitarlo. Purtroppo per lui, quella conoscente era proprio Sofia Zukhova.

La notte della sua scomparsa, i vicini di casa della Zhukova sentirono strani rumori e gemiti provenire dall’appartamento dell’anziana e il giorno dopo la videro gettare un pesante sacco nella spazzatura. Allertarono la polizia che, nel frattempo era stata avvisata del ritrovamento dei resti di Vasily. Questa volta Sofia non ebbe scampo e venne arrestata dopo che nel frigorifero trovarono viscere e organi dell’uomo.

Dopo questa scoperta, si sospettò che la donna fosse una cannibale. All’inizio Sofia cercò di negare. La polizia non convinta iniziò a riesaminare i vecchi casi di omicidio avvenuti in città.

La confessione

Dopo diversi giorni in carcere la Zhukova cominciò a confessare tutti i suoi omicidi ai suoi compagni di cella, incluso quello della piccola Masha. Raccontò di averla smembrata e di aver gettato i suoi resti dal balcone affinché fossero mangiati dai cani.

In seguito la Zhukova cercò di ritrattare, dicendo che la confessione le era stata estorta, ma le prove contro di lei erano schiaccianti.

Una residente del condominio dove viveva la serial killer, dichiarò: «Abbiamo sempre trovato strano che nonostante fosse scontrosa e ostile, spesso trovava il tempo di cucinare cose per i bambini. Erano quasi sempre piatti di carne. A volte le dava agli adulti, soprattutto carne in gelatina, Lo ricordo bene perché mio marito ha detto di non mangiarlo, non si sa mai da cosa è fatto, e ora sembra che avesse ragione».

Sofia Zhukova all’età di 80 anni, venne accusata di aver assassinato tre persone e, con i loro resti, aver preparato delle pietanze a base di carne in gelatina per i bambini del quartiere, anche se di questa notizia non è stato ritrovato nessun riscontro sulla stampa russa.

Alla fine di dicembre 2020 si è ammalata di COVID-19 ed è stata portata all’ospedale cittadino di Khabarovsk dove Sofia Zhukova è morta il 29 dicembre.

Il 19 gennaio 2021 il tribunale regionale di Khabarovsk  ha messo fine alla vicenda, dichiarando, con una sentenza postuma, Sofia Zhukova colpevole di quattro omicidi.

 

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