Bihar, India, metà degli anni 2000 – In una delle regioni più rurali e povere dell’India, emerge una storia che sconvolge e confonde l’opinione pubblica nazionale e internazionale. Amarjeet Sadá, un bambino di soli otto anni, viene accusato di una serie di omicidi, guadagnandosi l’infame titolo di “il più giovane assassino seriale del mondo”.
La storia di Amarjeet Sadá
Era l’anno 2007, quando il telefono della stazione di polizia di Bhagawanpur in India, continuava a squillare incessantemente, il che era piuttosto insolito. I poliziotti non avrebbero mai potuto immaginare che quelle telefonate avrebbero permesso di svelare uno dei misteri più strani e raccapriccianti di una serie di omicidi.
Le telefonate provenivano da un piccolo villaggio del Bihar. Gli abitanti informarono la Polizia di aver catturato uno spietato assassino e chiesero agli agenti raggiungere il villaggio per arrestare il colpevole.
Gli agenti accorsero immediatamente e una volta giunti sul luogo, gli abitanti del villaggio avevano consegnato loro un bambino di 8 anni: Amarjeet Sadá. Fu allora che il mondo seppe dell’esistenza del più giovane serial killer del paese e del Mondo.
Nato nel 1998 nel villaggio di Mushahar in Bihar, da una famiglia poverissima, il bambino visse un’infanzia molto simile a quella degli altri bambini del villaggio. Non si hanno notizie né sulla sua vita né sulla sua primissima infanzia di Amarjeet Sadá.
Molto di lui è stato censurato dal Tribunale a causa della sua giovane età. Ciò che è noto che Amarjeet cominciò ad uccidere prediligendo vittime in tenerissima età.
Gli omicidi di Amarjeet Sadá
Aveva solo otto anni quando nutri per la prima volta la sua brama di togliere una vita umana e il suo desiderio di infliggere dolore agli altri. Scelse di uccidere i bambini e la sua prima vittima aveva solo 8 mesi: ciò che rese la cosa ancora più agghiacciante fu che non era solo una vittima casuale, ma era la sua sorellina.
Poco dopo l’omicidio di sua sorella Amarjeet Sadá colpi di nuovo, uccidendo un altro bambino di sei mesi. Questa nuova vittima era la figlia di suo zio materno.
Amarjeet sembrava provare gioia nello scegliere le vittime a cui aveva facile accesso e che avrebbe strangolato a morte.
Quello che era più orribile era che la famiglia e gli abitanti del villaggio sapevano degli omicidi che il giovane assassino aveva commesso, ma avevano scelto di rimanere in silenzio considerandoli come “questioni familiari” interne.
I vicini del bambino dichiararono che facevano sempre molta attenzione quando si trovavano con Amarjeet Sadá, perché sapevano dei suoi istinti omicidi. Non si rendevano però conto che presto la follia omicida del ragazzino si sarebbe scatenata anche al di fuori della sua famiglia.
La sera del 2 gennaio 2007 la mamma della piccola Kushboo, di soli 6 mesi, si accorse della sua scomparsa. L’aveva lasciata in custodia per alcune ore nella scuola della piccola cittadina mentre lei si occupava delle faccende di casa.
I sospetti ricaddero subito sul piccolo Amarjeet Sadá, poiché aveva già ucciso la sua sorellina e una cuginetta l’anno precedente, senza però che la famiglia facesse niente per arginare la violenza di Amarjeet e per consegnarlo alle istituzioni.
Dopo che la notizia si diffuse la gente iniziò a temere il peggio e lo affrontarono. Messo sotto pressione, i genitori di Sadá alla fine permisero al figlio di ammettere il suo terzo omicidio.
Amarjeet Sadá non mostrò alcun rimorso e raccontò allegramente agli abitanti del villaggio di come aveva strangolato a morte la bambina e li condusse in una fossa poco profonda dove l’aveva seppellita.
Con entusiasmo disse loro, che l’aveva uccisa picchiandola con un mattone, aggiungendo che l’aveva rapidamente coperta con erba e foglie secche e che era tornato a casa sua dopo che era morta.
Fu a questo punto che gli abitanti del villaggio chiamarono la polizia che interrogò il piccolo carnefice per arrivare alla conclusione che lo stesso aveva senza dubbio dei disturbi comportamentali.
L’arresto di Amarjeet Sadá
Tuttavia i poliziotti rimasero scioccati quando appresero la verità dagli abitanti del villaggio. Non potevano credere che quel ragazzino dall’aspetto innocente commesso quella serie di efferati omicidi.
Il ragazzo fu preso in custodia e condotto alla centrale di Polizia. Al suo primo interrogatorio rimase imperturbabile e chiese dei biscotti, non sembrava nervoso, né pentito. I poliziotti rimasero pietrificati ascoltando Amarjeet Sadá che confessava i suoi crimini. Dopo aver confessato, il bambino venne arrestato solo per l’omicidio di Khushboo Devi.
Poiché la famiglia aveva tenuto nascosti gli omicidi delle sue prime due vittime, non fu mai ritenuto colpevole per le loro uccisioni.
Nonostante ciò fu chiamato in causa e gli venne chiesto come uccideva le sue vittime. Ogni volta che descriveva i suoi atti atroci, smetteva di parlare e si limitava a sorridere senza mostrare alcun rimorso.
Era evidente che si trattava di un chiaro caso di psicopatia infantile. Ben presto uno psicoanalista, Shamshad Hussain, esaminò la situazione di Amarjeet Sadá e, dopo l’incontro, concluse che si trattava di un caso di un bambino che non aveva un chiaro rimorso e aveva un’estrema propensione a infliggere dolore agli altri.
Sembrava che Amarjeet Sadá avesse anche un difetto al cervello che portava a uno squilibrio chimico. Gli fu diagnosticato inoltre un disturbo della condotta che si affermò essere ereditario che lo portò a commettere atti di violenza perché non aveva il senso del giusto o del male.
Dopo il processo Amarjeet Sadá venne trasferito in una casa di custodia cautelare perché, secondo la legge indiana, un bambino non poteva essere condannato a morte o mandato in prigione.
Fu però messo in isolamento senza alcun contatto con gli altri bambini dell’istituto minorile.
Da allora non si sono più avute notizie del giovane killer. Amarjeet Sadá potrebbe essere stato rilasciato nel 2016 al compimento del suo diciottesimo compleanno: potrebbe condurre una vita normale da qualche altra parte oppure potrebbe commettere crimini simili con un nome diverso.
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